Ma come si forma il piede piatto e quali sono i rimedi possibili? In questo articolo ti spieghiamo tutto quello che devi sapere sul piede piatto e ti diamo dei consigli per prevenirlo e curarlo con Pedelab.
Le cause del piede piatto
Il piede piatto può causare diversi disturbi, tra cui:
● dolore articolare a livello dell’articolazione tibio-tarsica, dovuto a una alterata distribuzione del carico articolare e a uno stress legamentoso;
● stress a livello della fascia plantare, una struttura fibrosa che sostiene l’arco del piede. Se la fascia plantare è sottoposta a una tensione eccessiva, può infiammarsi e indurirsi, causando dolore e difficoltà nella deambulazione;
● carico eccessivo in corrispondenza della prima e seconda testa metatarsale, le ossa che formano la parte anteriore del piede. Questo può provocare infiammazioni dei sesamoidi, delle piccole ossa situate sotto la prima testa metatarsale, o metatarsalgie, cioè dolori nella zona dei metatarsi;
● patologia a carico del tibiale posteriore, il muscolo che abbiamo già citato come responsabile del movimento del piede verso l’interno. Se questo muscolo è sovraccaricato, può infiammarsi e causare una reazione periostale, cioè un’infiammazione della membrana che ricopre le ossa, a livello dell’inserzione prossimale sulla tibia. Questa condizione è nota come periostite ed è molto comune tra i corridori;
● sindrome infiammatoria in corrispondenza del compartimento legamentoso esterno del ginocchio, chiamato anche bendelletta ileotibiale. Si tratta di una banda di tessuto connettivo che collega l’anca al ginocchio e che può irritarsi per lo sfregamento con il femore durante il movimento. Questa sindrome provoca dolore al ginocchio e limita la flessione ed estensione della gamba;
● infiammazioni croniche del tendine di Achille, il tendine che collega il polpaccio al calcagno. Se il tendine di Achille è sottoposto a uno stress meccanico anomalo per via della postura alterata del piede piatto, può danneggiarsi e infiammarsi, causando tendiniti o tendinosi. Queste patologie sono caratterizzate da dolore, gonfiore e rigidità nella zona del tendine;
● fratture da stress a livello dello scafoide, l’osso che abbiamo già menzionato come chiave di volta dell’arco mediale. Se lo scafoide è trazionato in modo eccessivo dal tibiale posteriore, può rompersi e provocare una frattura da stress, una lesione molto dolorosa e difficile da diagnosticare.
Consigli utili
Per prevenire e curare il piede piatto, è importante seguire i consigli dell’ortopedico, che valuterà il grado e la causa del problema e proporrà la soluzione più adatta. In generale, si possono distinguere due tipi di interventi: conservativi e chirurgici.
Gli interventi conservativi sono indicati nei casi di piattismo funzionale e di primo grado, e consistono in:
● l’uso di un amplicettore / plantare, che corregge il varismo dell’avampiede e sostiene l’arco mediale del piede;
● la scelta di una calzatura adeguata, che sia solidale all’amplicettore / plantare nel limitare il movimento verso l’interno del piede. È auspicabile una discreta rigidità posteriore, mentre nei casi più importanti è opportuno ricorrere anche ad una tomaia alta ed avvolgente fin sotto i malleoli;
● il potenziamento del muscolo tibiale posteriore, con adeguati esercizi allo scopo di contrastare il movimento del piede verso l’interno;
● la perdita di peso, se necessaria, per ridurre il carico sul piede e favorirne la forma naturale.
Gli interventi chirurgici sono indicati nei casi di grave piattismo, e possono essere effettuati già nell’età dell’accrescimento. L’obiettivo è quello di limitare l’articolarità in pronazione del piede e correggere il piattismo in modo definitivo. Questo argomento è particolarmente delicato perché è il genitore a decidere l’avvenire del piede del figlio: è quindi importante che sia ben comprensibile cosa si ottiene con questo tipo di terapia e il rapporto tra la portata minima di un intervento di pochi minuti rispetto al risultato.
L’intervento più comune prevede una piccolissima incisione appena sotto il malleolo esterno, dove viene posizionata una piccola vite che crea uno stimolo propriocettivo all’autocorrezione sfruttando l’accrescimento del piede. Il giovane può tranquillamente camminare il giorno successivo all’intervento e nel giro di una settimana è in grado di correre. La piccola vite può rimanere nel piede o essere rimossa dopo alcuni mesi.
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