Cos’è l’avampiede varo e come si forma
Per capire cos’è l’avampiede varo, dobbiamo prima visualizzare il piede nelle sue tre dimensioni spaziali. Il piede è composto da diverse ossa, articolazioni e legamenti che gli permettono di adattarsi al terreno e di assorbire le forze generate dalla camminata e dalla corsa. Tra le principali articolazioni del piede, possiamo distinguere:
- L’articolazione mediotarsica, che permette il movimento dell’avampiede (la parte anteriore del piede) sul piano orizzontale, ovvero verso l’interno (pronazione) o verso l’esterno (supinazione).
- L’articolazione sottoastragalica, che permette il movimento del retropiede (la parte posteriore del piede) sul piano verticale, ovvero verso l’alto (dorsiflessione) o verso il basso (plantarflessione).
In un piede normale, quando l’avampiede si muove in pronazione, l’asse passante per le teste del primo e quinto metatarso (le ossa che formano la base delle dita) è ortogonale all’asse della bisettrice della superficie posteriore del calcagno (l’osso che forma il tallone). In altre parole, l’avampiede e il retropiede sono allineati tra loro.
Nel caso dell’avampiede varo, invece, l’avampiede non riesce a pronarsi a sufficienza o lo fa portando il calcagno su di un asse scorretto. In particolare, nella posizione di massima pronazione dell’articolazione mediotarsica, l’asse passante per le teste del primo e quinto metatarso non è ortogonale all’asse della bisettrice della superficie posteriore del calcagno, ma forma con esso un angolo ottuso, sia pur su piani diversi.
Questa condizione può essere più o meno compensata a livello dell’articolazione sottoastragalica. Se il calcagno si inclina verso l’interno per compensare il varismo dell’avampiede, si parla di retropiede valgo. In questo caso, la distribuzione dei carichi sulle teste metatarsali è normale, ma il calcagno è valgo. Se invece il calcagno non si inclina verso l’interno o lo fa in modo insufficiente, si parla di avampiede varo non compensato. In questo caso, la distribuzione dei carichi sulle teste metatarsali è disomogenea, con un eccesso su terzo, quarto e quinto metatarso.
L’avampiede varo può essere causato da diversi fattori, tra cui:
- Una conformazione congenita o ereditaria del piede.
- Una postura scorretta o un appoggio plantare errato.
- Un uso prolungato di calzature inadeguate o scomode.
- Un trauma o una lesione a livello del piede o della caviglia.
- Un’alterazione muscolare o tendinea che limita la mobilità dell’avampiede.
Come si riconosce l’avampiede varo
Per riconoscere l’avampiede varo è necessario eseguire una valutazione clinica e strumentale del piede. Tra gli strumenti che possono quantificare il grado di varismo dell’avampiede, il più usato è il podogoniometro, un goniometro telescopico a due assi che misura l’angolo tra l’asse del primo e quinto metatarso e l’asse della bisettrice della superficie posteriore del calcagno.
Un’alterazione di modesta entità può essere quantificata fino a cinque gradi di varismo, da cinque a dieci gradi l’alterazione può essere considerata di media portata, mentre oltre i dieci gradi il difetto è da considerarsi importante.
Nella postura ortostatica, ovvero in piedi, il varismo dell’avampiede può venire o meno compensato a mezzo del movimento dell’articolazione sottoastragalica. Quando il compenso si realizza parliamo di retropiede valgo. In molte situazioni abbiamo un compenso parziale del varismo dell’avampiede. In alcuni casi medesime patologie possono essere presenti nelle due diverse situazioni.
Quali sono le patologie associate all’avampiede varo
L’avampiede varo può essere responsabile di diverse patologie a livello del piede e della caviglia, che dipendono dal tipo e dal grado di compenso che si realizza. Tra le principali patologie associate all’avampiede varo, possiamo citare:
- Le metatarsalgie, ovvero dei dolori localizzati alle teste metatarsali, causati da un eccessivo carico o da una compressione delle articolazioni metatarso-falangee. Le metatarsalgie possono interessare soprattutto terzo, quarto e quinto metatarso nel caso di avampiede varo non compensato, o primo e secondo metatarso nel caso di retropiede valgo.
- Le neuralgie o i neurinomi di Morton, ovvero delle infiammazioni o delle formazioni tumorali benigne dei nervi interdigitali, causate da una compressione tra le teste metatarsali. Questa patologia provoca un dolore acuto e lancinante, spesso associato a formicolio o intorpidimento delle dita. Il neurinoma di Morton colpisce più frequentemente il nervo tra il terzo e il quarto metatarso.
- Le entesopatie o le tendinopatie inserzionali dell’Achilleo, ovvero delle infiammazioni o delle degenerazioni del tendine di Achille nel punto in cui si inserisce sul calcagno. Queste patologie sono spesso dovute a un inadeguato ammortizzamento nella fase di pronazione dell’appoggio, che provoca uno stress eccessivo sul tendine.
- Le fasciti plantari, ovvero delle infiammazioni della fascia plantare, una banda di tessuto connettivo che si estende dalla base del calcagno alle dita del piede. La fascia plantare ha la funzione di sostenere l’arco plantare e di assorbire le forze generate dalla camminata e dalla corsa. La fascite plantare provoca un dolore intenso al tallone, soprattutto al mattino o dopo periodi di riposo.
Come si cura l’avampiede varo
Il trattamento dell’avampiede varo dipende dalla causa, dal grado e dal tipo di compenso che si realizza. In generale, le possibili opzioni terapeutiche sono:
- La terapia fisica, che prevede esercizi specifici per rinforzare e allungare i muscoli e i tendini del piede e della caviglia, migliorando la mobilità e la stabilità dell’articolazione mediotarsica e sottoastragalica.
- L’uso di amplicettori / plantari , che hanno lo scopo di correggere l’allineamento tra avampiede e retropiede, distribuendo in modo uniforme i carichi sulle teste metatarsali e riducendo lo stress sul tendine di Achille e sulla fascia plantare.
- L’uso di calzature adeguate, che devono essere comode, ammortizzate, flessibili e adattate alla forma del piede. Si devono evitare calzature troppo strette, rigide o con tacchi alti, che possono peggiorare il varismo dell’avampiede.
Quando è necessario un intervento chirurgico
In alcuni casi, l’avampiede varo può essere così grave o resistente alle terapie conservative da richiedere un intervento chirurgico. Lo scopo dell’operazione è di ripristinare l’allineamento tra avampiede e retropiede, correggendo il varismo dell’articolazione mediotarsica e/o il valgismo dell’articolazione sottoastragalica.
Esistono diverse tecniche chirurgiche per trattare l’avampiede varo, che possono essere classificate in:
- Tecniche osteotomiche, che consistono nel tagliare e rimodellare le ossa del piede per correggere il varismo o il valgismo. Queste tecniche possono interessare il primo metatarso, il quinto metatarso, il calcagno o l’astragalo.
- Tecniche artrodesiche, che consistono nel bloccare le articolazioni del piede per stabilizzare il varismo o il valgismo. Queste tecniche possono interessare l’articolazione mediotarsica, l’articolazione sottoastragalica o l’articolazione tibio-tarsica.
- Tecniche tendinee, che consistono nel trasferire o allungare i tendini del piede per equilibrare il varismo o il valgismo. Queste tecniche possono interessare il tendine di Achille, il tendine tibiale posteriore, il tendine tibiale anteriore o il tendine peroneo laterale.
La scelta della tecnica chirurgica dipende dal grado e dal tipo di avampiede varo, dalla presenza di altre patologie associate, dalle condizioni generali del paziente e dalle preferenze del chirurgo. In generale, le tecniche osteotomiche e artrodesiche sono più invasive e richiedono tempi di recupero più lunghi, ma garantiscono una correzione più stabile e duratura. Le tecniche tendinee sono meno invasive e richiedono tempi di recupero più brevi, ma possono essere meno efficaci o richiedere ritocchi successivi.
Come prevenire l’avampiede varo
L’avampiede varo è una condizione che può essere prevenuta o limitata con alcune semplici accortezze. Tra le principali misure preventive, possiamo ricordare:
- Mantenere una postura corretta e un appoggio plantare equilibrato.
- Praticare regolarmente attività fisica, evitando movimenti bruschi o eccessivi che possano danneggiare il piede o la caviglia.
- Scegliere calzature adeguate, comode, ammortizzate, flessibili e adattate alla forma del piede. Evitare calzature troppo strette, rigide o con tacchi alti.
- Usare amplicettori / plantari, seguendo le indicazioni del medico o del podologo.
- Controllare periodicamente lo stato del piede e della caviglia, segnalando al medico eventuali dolori, deformità o limitazioni funzionali.
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