Cos’è il piede cavo e come si forma
Il piede cavo è una condizione in cui l’arco interno del piede è più alto del normale, portando a una riduzione dell’area di appoggio del piede al suolo. In un piede normale, l’area di appoggio comprende tre punti principali: il tallone, la testa del primo metatarso (la base dell’alluce) e la testa del quinto metatarso (la base del mignolo). In un piede cavo, invece, l’area di appoggio si limita al tallone e alla parte anteriore del piede, mentre la parte centrale del piede non tocca il suolo.
La chiave di volta dell’arco interno del piede è lo scafoide, un osso situato nella parte interna del mesopiede (la parte centrale del piede). Lo scafoide dovrebbe essere posizionato a 15/18 mm dal suolo, ma nel piede cavo è posizionato più in alto. Le forze che agiscono su di esso, in particolare la trazione esercitata dal tendine tibiale posteriore (un tendine che collega il polpaccio al mesopiede), sono considerate eccessive rispetto alla normalità.
Questa situazione anatomica fa sì che l’avampiede e il retropiede siano sovraccaricati, mentre il mesopiede sia iposollecitato. Le cause che portano al piede cavo possono essere di tipo morfologico o di tipo neurologico. Le cause morfologiche sono legate a squilibri della muscolatura deputata alla stabilità del piede, che può essere ipertonica (troppo contratta) o ipotonica (troppo rilassata). Le cause neurologiche sono legate a squilibri di trazione della muscolatura secondari a una alterazione della trasmissione dell’impulso nervoso, dovuta a malattie congenite o acquisite che interessano il sistema nervoso centrale o periferico.
Quali sono gli effetti del piede cavo
Il piede cavo può essere associato a una serie di patologie a carattere involutivo del piede, ovvero che peggiorano con il tempo e con l’uso. Queste patologie possono interessare diverse parti del piede e della caviglia, causando dolore, deformità e limitazioni funzionali. Tra le principali patologie associate al piede cavo, possiamo citare:
- Le metatarsalgie, ovvero dei dolori localizzati alle teste metatarsali (le ossa che formano la base delle dita), causati da un eccessivo carico o da una compressione delle articolazioni metatarso-falangee. Le metatarsalgie possono essere associate a callosità o duroni sulla pianta del piede.
- Le neuralgie interdigitali o i neurinomi di Morton, ovvero delle infiammazioni o delle formazioni tumorali benigne dei nervi interdigitali (i nervi che passano tra le dita), causate da una compressione tra le teste metatarsali. Questa patologia provoca un dolore acuto e lancinante, spesso associato a formicolio o intorpidimento delle dita. Il neurinoma di Morton colpisce più frequentemente il nervo tra il terzo e il quarto metatarso.
- Le griffe delle dita o le dita a martello, ovvero delle deformità delle dita del piede, in cui le dita si incurvano verso il basso, assumendo la forma di una griffe o di un martello. Queste deformità possono essere causate da un’anchilosi articolare (una rigidità delle articolazioni) o da uno squilibrio muscolare tra i flessori e gli estensori delle dita. Le griffe delle dita possono provocare dolore, difficoltà a calzare le scarpe e formazione di vesciche o calli sul dorso delle dita.
- Le fasciti plantari, ovvero delle infiammazioni della fascia plantare, una banda di tessuto connettivo che si estende dalla base del calcagno alle dita del piede. La fascia plantare ha la funzione di sostenere l’arco plantare e di assorbire le forze generate dalla camminata e dalla corsa. La fascite plantare provoca un dolore intenso al tallone, soprattutto al mattino o dopo periodi di riposo.
- Le entesopatie della fascia plantare o le spine calcaneari, ovvero delle infiammazioni o delle calcificazioni della fascia plantare nel punto in cui si inserisce sul calcagno. Queste patologie sono spesso conseguenza di una fascite plantare cronica o recidivante, che provoca una reazione infiammatoria e degenerativa della fascia. Le entesopatie della fascia plantare o le spine calcaneari provocano un dolore acuto al tallone, che peggiora con la pressione o con il movimento.
- L’instabilità dell’articolazione tibio-tarsica negli esiti di distorsioni ricorrenti, ovvero una perdita di stabilità dell’articolazione che collega la tibia e la fibula (le ossa della gamba) al tarso (l’insieme delle ossa del piede). Questa instabilità può essere causata da lesioni dei legamenti che rinforzano l’articolazione, dovute a traumi ripetuti o a una cattiva postura del piede. L’instabilità dell’articolazione tibio-tarsica provoca dolore, gonfiore e limitazione del movimento della caviglia.
- Le sindromi artrosiche delle interlinee articolari del mesopiede con possibili alterazioni del profilo dorsale del piede, ovvero delle degenerazioni delle cartilagini che rivestono le articolazioni tra le ossa del mesopiede. Queste degenerazioni sono dovute a un’usura precoce o eccessiva delle cartilagini, causata da un carico anomalo o da una mobilità ridotta delle articolazioni. Le sindromi artrosiche delle interlinee articolari del mesopiede provocano dolore, rigidità e deformità del piede.
I consigli dell’ortopedico
Le potenziali possibilità involutive del piede cavo suggeriscono particolare attenzione nel gestire la prevenzione in questa tipologia anatomica. Se da una parte questo piede ha un naturale bisogno di giusti stimoli da un punto di vista muscolare, come possono essere quelli legati al cammino sulla sabbia o a esercitazioni specifiche allo scopo di migliorare la propriocettività (la capacità di percepire la posizione e il movimento del proprio corpo nello spazio), dall’altra va difeso cercando la miglior ripartizione delle forze sulla superficie di appoggio.
A tale scopo può essere determinante l’utilizzo di un plantare anatomico o un amplicettore che rappresenti fedelmente l’anatomia del piede per offrire il miglior appoggio e fare in modo che le aree di maggior carico vengano ad essere in parte sgravate. L’anatomia di un buon scarico metatarsale può risultare determinante allo scopo di ridistribuire il carico anteriore.
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